Articolo a cura della Confraternita Dogale della Marca
Le barene (dal vocabolo veneto baro che indica un cespuglio o un ciuffo d’erba) sono terreni di forma tabulare tipici delle lagune, periodicamente sommersi dalle maree. In Italia possiamo trovare barene sia in lagune adriatiche come nella Laguna di Marano, nella Laguna di Grado, nella Laguna di Venezia o nelle Valli di Comacchio sia in zone soggette a minore escursione di marea come nell’Area naturale marina protetta Tavolara.
Essendo le barene una formazione della zona intertidale se ne possono formare in tutte le lagune del mondo differenziandosi per la tipologia del terreno che coinvolgono, per esempio di sabbia come quelle di Cap-Ferret in Francia.
Pur essendo senza evidenti rilievi, possono presentare leggere depressioni centrali a catino e dei bordi debolmente rialzati. Sono attraversate da canaletti naturali detti Ghebi.
Le barene sono importantissime dal punto di vista ecologico: contribuiscono a favorire il ricambio idrico, limitano l’impatto delle maree sul livello dell’acqua funzionando da vaso di espansione, moderano l’azione del moto ondoso, ospitano, come già detto, una caratteristica vegetazione e una ricca avifauna. Le piante che crescono in queste severissime condizioni hanno adottato differenti strategie per sopravvivere, cresce così una vegetazione diversa da quella che possiamo trovare in un prato o in un bosco e che, per la sua caratteristica di vivere in suoli salati, è detta alofila o alofita.
Piante cosiddette “di barena” sono la Salicornia, lo Sparto delle barene, varie specie di Limonium e la formazione vegetale detta Mangrovia.
Nella Laguna di Venezia ricoprono una notevole superficie (oltre 90 km²) soprattutto nelle zone di nord-est e di sud-ovest e i canali vengono chiamati ghebi in dialetto veneziano.
In base alla formazione e all’evoluzione che hanno subìto, le barene della laguna di Venezia possono distinguersi in:
Barene di bordo lagunare. Alcune barene sono quello che rimane della parte emergente della pianura costiera, e sono talmente permeate di acqua salmastra da poter ospitare solamente le piante adattate a tale inospitale ambiente, comprese nella vegetazione alofila. Le barene di questo tipo si trovano nel bordo lagunare verso la terraferma, come per esempio nella fascia che va da Campalto alla zona di Dese. Queste barene manifestano la loro origine tramite la presenza di indicatori di ambiente continentale, sia sulla superficie che a pochi centimetri di profondità. Inizialmente tali barene erano direttamente influenzate dalla terraferma, e questo comportava anche un continuo apporto di sedimenti e materiale vegetale. L’interruzione di questo rapporto, con la contaminazione lagunare, ha causato la mancanza di apporto di sedimenti che ha innescato un processo di demolizione.
Barene delle aree interne. Le barene che invece si trovano nelle aree interne della Laguna hanno avuto una storia più complessa: inizialmente erano occupate da acque salate, poi, a causa del sopravvento degli apporti dei fiumi che sfociavano in Laguna, hanno cominciato ad ospitare paludi di acqua dolce e torbiere, e infine, dopo la deviazione dei corsi d’acqua verso il mare (vedi: estromissione degli affluenti dalla laguna), sono ritornate a fare parte della Laguna con delle caratteristiche prevalentemente lagunari. Si trovano principalmente nella Laguna Sud tra Marghera e Chioggia, e il mancato apporto dei sedimenti dovuto alla deviazione dei fiumi ha causato un graduale abbassamento delle barene, aggravato dall’erosione dovuta al moto ondoso e al fenomeno della subsidenza. Nei sedimenti del sottosuolo di questo tipo di barene è scritto tutto il loro passato: la stratigrafia, infatti, mette in evidenza la successione di indicatori lagunari – indicatori di ambiente dulcicolo – indicatori di barena – indicatori di ambiente lagunare.
Barene ai lati dell’antica immissione dei fiumi in laguna. Un altro tipo di barena si trova ai lati dell’antica immissione dei corsi d’acqua nella Laguna, e sono formate da antichi depositi alluvionali. Nelle cartine della Laguna sono indicate spesso con il toponimo “punte dei lovi”, dove “lovo” deriva probabilmente da “alluvium”, nome che rivela la loro origine. Essendo facilmente accessibili dalla terraferma sono state spesso trasformate per uso agricolo.
Barene ai bordi dei canali lagunari. Diversa è invece l’origine delle barene localizzate ai bordi dei canali lagunari: sono state infatti formate da sedimenti trasportati dalle correnti marine che hanno perso velocità all’ingresso di tali canali, lasciando quindi cadere il materiale in sospensione. Una parte meno rilevante di tali sedimenti è frutto dell’azione erosiva della corrente marina sui fondali dei canali stessi. Possono essere considerate degli ecotipi originari, dato che sono state modificate in misura minore dall’intervento umano, e di conseguenza la composizione floristica e faunistica, nonché la struttura sedimentologica e i dinamismi, sono rimasti pressoché inalterati e simili a quelli originari. Questo tipo di barena si riscontra soprattutto nella Laguna Nord (barene di S. Erasmo e dei canali di S. Felice, di S. Lorenzo e di Burano), dato che dalla bocca di porto del Lido fanno il loro ingresso in laguna molti sedimenti, che vengono depositati in questa zona a causa della perdita di velocità della corrente. Il bordo di queste barene risulta rialzato dalla parte del canale che le alimenta, mentre degrada verso il lato lontano dal canale, fino a diventare velma. Anche in questo caso i sedimenti del sottosuolo sono in grado di raccontarci la storia evolutiva dell’ambiente: all’inizio della serie stratigrafica si trovano molti indicatori lagunari, la cui abbondanza va scemando per lasciare alla fine il posto agli indicatori di barena. Questa tipologia di barena non si riscontra alle altre bocche di porto di Malamocco e Chioggia perché le acque che qui entrano non trasportano una quantità sufficiente di sedimenti tale da poter formare delle “barene di canale lagunare”. Il problema principale che interessa tali barene è l’erosione da moto ondoso che si ha nei canali con intenso traffico acqueo.
Paleobarene. Nella Laguna di Venezia inoltre sono presenti delle “paleobarene” la cui emersione in tempi passati è testimoniata dalla presenza di tracce di ossidazione e di resti vegetali in crescita. Il loro affioramento non è stato causato da una deposizione di sedimenti, ma da un abbassamento del livello del mare. (da Cavazzoni S., “La laguna: origine ed evoluzione” in “La laguna di Venezia”, CIERRE Edizioni, Verona, 1995 e da Favero V., Serandrei Barbero R., “Origine ed evoluzione della laguna di Venezia. Bacino meridionale”, in “Lavori”, vol. 5, Società Veneziana di Scienze Naturali, Venezia, 1980). La vegetazione delle barene è stabile, caratterizzata da tre associazioni di piante perenni (Spartineto, Limonieto, Puccinellieto) che riescono a sfruttare al meglio le risorse dell’ambiente e non tendono a trasformarsi in altre associazioni più complesse. La mancata evoluzione verso un climax è dovuta alla eccessiva salinità, che blocca la serie naturale della vegetazione (da Pignatti S., “La vegetazione alofila della laguna veneta”).
Inoltre, all’interno della barena si possono distinguere in base all’elevazione due fasce, ognuna con caratteristiche pedologiche e botaniche proprie:
Barena bassa: è un leggero declivio che mette in collegamento la velma adiacente alla barena vera e propria. Ospita lo Spartinetum strictae, un’associazione vegetale costituita essenzialmente dalla spartina delle barene (Spartina maritima), e in misura minore da salicornia fruticosa (Sarcocornia fruticosa), salicornia erbacea (Salicornia europea), limonio comune (Limonium narbonense), gramignone marittimo (Puccinellia palustris).
Barena media: l’associazione caratteristica è il Limonietum venetum. Secondo gli studi di Pignatti (1966) circa il 90% della superficie delle barene è ricoperta da questa associazione vegetale. È formata da Limonio comune, Salicornia fruticosa, Gramignone marittimo (Puccinellia palustris), Sueda marittima (Suaeda marittima), Astro marino (Aster tripolium), Giunco marittimo (Juncus maritimus). Questa biodiversità è molto importante per la difesa delle barene, in quanto le differenti specie sono in grado di utilizzare in modo diverso le risorse dell’ambiente, assicurando una presenza vegetale consolidante con qualsiasi condizione. Il Limonietum si sviluppa principalmente su suolo argilloso, molto umido o addirittura fradicio, poco areato, ad elevata salinità, periodicamente sommerso durante le alte maree.
Barena alta: è dominata dal Puccinellieto, un’associazione caratterizzata dalla presenza della Puccinellia, una pianta perenne e cespugliosa che una volta veniva sfalciata per essere utilizzata come foraggio per gli animali domestici. Questa parte della barena viene inondata solamente durante l’alta marea. La concentrazione salina in questa zona della barena è più alta rispetto a quella che si ritrova nella barena bassa, nonostante quest’ultima sia periodicamente sommersa. Tale fatto può essere dovuto a due diverse cause: l’acqua salsa arriva sopra la barena durante l’alta marea, vi si accumula ed evapora, concentrandosi; l’acqua salsa risale dalla falda freatica attraverso i pori del terreno e raggiunge la superficie evaporando progressivamente durante la risalita, arrivando così in superficie con una salinità maggiore rispetto all’acqua di mare. Più il tragitto di risalita è lungo, maggiore è l’evaporazione e quindi la concentrazione salina. Tale ipotesi è la più probabile (da Pignatti S., “La vegetazione alofila della laguna veneta”).
Le barene presentano un suolo pesante, asfittico, scarsamente permeabile di composizione limo-argillosa, definito “suolo salso” per l’elevata concentrazione di cloruri. Oggi, tuttavia, tendono lentamente a scomparire perché erose dall’azione delle acque, accelerata da modificazioni antropiche quali lo scavo di canali profondi, il moto ondoso causato da imbarcazioni a motore, ecc. Se però dovessero venir meno, verrebbe messo a serio rischio tutto l’ecosistema lagunare e presto Venezia e tutte le isole circostanti sarebbero in balia delle correnti. Attualmente è in corso un’opera di recupero delle barene, molte delle quali, scomparse da anni, stanno ritornando alla luce grazie all’immissione di fanghi bonificati e depurati, provenienti dall’escavo dei canali.
Alle barene si contrappongono le velme che, viceversa, sono zone prive di vegetazione perché emergono solo in particolari condizioni di bassa marea; mentre invece le parti più elevate, sommerse solo in particolari condizioni di alta marea, si chiamano motte (es.: Motta di San Lorenzo). Una tipica pianta di questo habitat è il Limonium vulgare, e il miele che si ottiene da questa specie viene detto miele di barena. La produzione monoflorale è scarsissima per la limitata estensione di queste aree, anche se è una pianta mellifera.